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“Saluterò le stelle, stanotte. Per salutare Margherita.”

Non mi piacciono gli epitaffi. Sanno tanto di lacrime di coccodrillo: per questo non li amo. In genere, i più profondi e accattivanti vengono sempre dalle persone che in vita più avevano ignorato il defunto. In politica, certo (penso alle Stato presente in pompa magna ai funerali di Falcone e Borsellino, per esempio: uno stato che non solo aveva fatto di tutto perché accadesse l’irreparabile ma che a distanza di tanti anni ancora non sa dirci che fine ha fatto l’agenda rossa di Paolo, dove sicuramente potremmo leggere i perché della sua morte) ma anche in molti altri campi.

Non mi piacciono e non ne farò  Per Margherita dirò solo che sono rimasta addolorata dalla notizia come se ad andare via fosse stata una di famiglia. Esagerato? Non credo. Provo a spiegarlo con le parole di Laura Boldrini: 

“Contro il modello dominante di donna decorativa e muta, Margherita Hack ci ha insegnato, anche con il suo esempio, che si può sempre scegliere un’altra strada, anche se più scomoda.”

Ciao, Margherita. Salutaci le stelle. Noi rimaste quaggiù proveremo  a continuare a peccare di curiosità, la stessa che condannò la nostra più antica progenitrice: “La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, di rifiutare l’insegnamento calato dall’alto, in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede.” 

Senza di te, però, sarà sicuramente  più dura.

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