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ricetta calzoncelli di castagne vegan

“Calzoncelli di castagne salernitani”

ricetta calzoncelli di castagne
 
I calzoncelli di castagne, ossia : Cosa resta, oggi del Natale? 
Per quanto mi riguarda, purtroppo, davvero poco. Non credo alla retorica del *siamo tutti più buoni*, così come non credo che a Natale la vita diventi un film meraviglioso alla Frank Capra. Non mi piacciono i regali come forma di obbligo e neppure l’ansia da acquisto compulsivo degli ultimi giorni (anche perché, come molti altri, io la tredicesima manco la vedo essendo già destinata a prescindere al pagamento del mutuo. A “parte” del pagamento del mutuo, cioè).

Una cosa però continua a piacermi di queste feste: l’attimo di sosta indotto dall’atmosfera per raccogliere i ricordi, magari legati a persone che non ci sono più. Mio padre per esempio, che già un mese prima partiva con la preparazione del presepe con tutti una serie di rituali alla Natale in casa Cupiello – ci assomigliava pure ad Eduardo, oltretutto – compresa la domanda di rito finale “t’piace o’presebbio?“. Poi mia sorella, che mi manca da 24 anni, e che compiva gli anni il 23: mi mancano le sue lamentele sul non poter mai avere una festa dedicata – si festeggiava sempre a Natale, ovviamente, e mai il giorno del vero compleanno. E mio fratello, assente da meno anni, che a Natale arrivava puntuale da Roma dove abitava per portarci il regalo della sua presenza di fratello grande e magari altre piccole cose (ricordo un pallone giallo, di plastica: regalo preziosissimo nonostante fosse assolutamente privo di valore).
Un attimo di sosta diventato sempre più necessario, con il passare degli anni e l’aumentare delle assenze. Che a Natale, per quanto mi riguarda passa pure dalla cucina. E dal racconto che provo a fare ad Irene dei sapori e dei gesti che hanno accompagnato la mia infanzia. 
 
Con la speranza che anche lei ricordi, domani, con lo stesso sorriso con cui oggi ricordo io. Proprio per questo, quando posso, provo a farmi aiutare, come nel caso del tronchetto di Natale. Oppure per questi calzoncelli di castagne salernitani: perché le rimanga il ricordo dei nostri gesti insieme, e possa lei un giorno raccontarlo ai suoi figli, se ne avrà, o a chiunque amerà abbastanza da meritare un regalo tanto grande.

ricetta calzoncelli di castagne

Servono:
Per la sfoglia (da preparare in anticipo, anche il giorno prima)

1kg di farina
300 g di zucchero
1 bicchiere di vino bianco
3-4 uova
120 g di strutto

Per il ripieno

mezzo chilo di castagne lessate, l’ideale sarebbero le “castagne del prete“, pulite e passate al passaverdure,

mezzo chilo di pere secche
cacao amaro 20 g
ciocco da copertura 200g
miele grezzo 100g
cannella
liquore Strega 50 g
strutto per friggere, in una padella possibilmente di ferro
calzoncelli salernitani-4

Preparare l’impasto della sfoglia, mescolando ed impastando tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto morbido ma consistente e metterlo al riposare in luogo fresco (non in frigorifero)

Bollire piano le castagne e le pere (separatamente) in modo da renderle abbastanza morbide da essere passate al passaverdura per essere ridotte in crema e fare sciogliere il cioccolato a bagnomaria.  Mescolare tutti gli ingredienti del ripieno in una ciotola in modo da ottenere un composto cremoso ma consistente.
Al momento di prepararli, stendere la sfoglia con un mattarello con con la macchina per la pasta e tagliare dei dischi abbastanza grandi, aiutandosi con un coppapasta o un bicchiere. Mettere al centro una noce di ripieno e chiudere a mezzaluna bagnando un po’ i bordi con dell’acqua per non farli aprire durante la cottura. Friggere in strutto caldo, fare sgocciolare e cospargere di miele riscaldato a bagnomaria (per renderlo liquido) e confettini colorati.

Nota importante: questa è la presentazione più povera e semplice. La versione delle feste, prevedeva una preparazione fatta con due dischi sovrapposti di cui, una volta chiusi, venivano tagliuzzati i bordi con delle forbici. Bordi che venivano quindi arricciati *a mano* o – in modo più semplice – dal calore della frittura. Per quanto mi riguarda, poi, amo anche una versione non ortodossa: non cospargo di miele cioè, ma di vin cotto di fichi.

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