TOP

“Pomodorino del Piennolo: tempo di raccontare il disastro”

Pomodorino del PIennolo

Pomodorino del Piennolo

Pomodorino del piennolo: tempo di raccolta, ma in campo c’è solo desolazione.

Nella prima settimana di luglio comincia tradizionalmente la raccolta del pomodorino del piennolo del Vesuvio, prodotto DOP dal 2010. Quest’anno gli agricoltori vesuviani in campagna preferiscono non andarci nemmeno, per non piangere. L’annata era partita molto male con un mese di aprile freddo e piovoso e le giovani piantine di pomodorino, trapiantate in campo aperto tra fine marzo e inizio aprile, ne avevano risentito. Ai primi di maggio erano in ritardo di crescita e non mancavano i problemi fitosanitari. Poi, finalmente, all’inizio della seconda decade di maggio, il tempo si era messo al bello e le piantine si presentavano a metà giugno in splendida forma. Avevano recuperato alla grande il gap iniziale e si prospettava un raccolto ricco e di qualità. Il pomodorino del piennolo sembrava averla vinta ancora una volta sulle avversità climatiche confermando la sua fama di pianta resistente e tenace e il suo proverbiale spirito di adattamento.

Ma nulla il pomodorino ha potuto contro il vortice di vento, acqua e grandine che in pochi minuti ha flagellato le campagne e i centri urbani da Ercolano a San Giuseppe Vesuviano, provocando danni gravissimi anche al bosco della Reggia di Portici e all’orto botanico del Dipartimento di agraria della Federico II.

Non è rimasto più niente da raccogliere e quel poco che c’è è segnato dalla grandine e andrà lavorato per fare conserve, ma non la tradizionale conserva vesuviana, quella a “pacchetelle”, al massimo per la passata. Improponibile, invece, la conservazione al “piennolo”. Il danno economico. Le aziende produttrici di pomodorino del piennolo sono per lo più aziende a conduzione familiare. Sono aziende piccole e poco capitalizzate. La loro ricchezza è la manodopera qualificata costituita dai familiari, parenti e qualche operaio specializzato. Il costo di produzione del pomodorino del piennolo oscilla tra gli ottanta centesimi e un euro al kg. Le rese sono molto basse, tra i 150 e i 300 quintali per ettaro. Coltivare 10000 mq a pomodorino comporta una spesa intorno ai 20 – 25 mila euro. Il danno commerciale. Brutta storia in un momento in cui il piennolo invece stava attraversando una fase di espansione e si stava facendo conoscere sulle tavole di mezzo mondo. Ora toccherà disdire gli ordini e augurarsi che i clienti sappiano aspettare per un anno e più.

Gli aiuti. Il Governo non ha soldi. Al Ministero c’è la fila … Piemonte, Toscana … Danni per milioni e milioni di euro. Chi si ricorderà degli agricoltori del Parco nazionale del Vesuvio? Il nostro auspicio è che, una volta decretato lo stato di calamità da parte del Governo, anche la Regione Campania voglia verificare nelle pieghe del bilancio regionale, se non ci sia qualche voce di spesa non proprio indispensabile, qualche fondo non speso (penso per esempio ai Fondi PIRAP – i fantomatici Progetti Integrati per le Aree Protette), per aiutare gli agricoltori vesuviani a risalire la china.

Conferenza Stampa Dal disastro alla rinascita: come risollevare l’agricoltura vesuviana Mercoledì 9 luglio 2014 – ore 10,00 Biblioteca comunale – Massa di Somma (NA)

Consorzio di Tutela del pomodorino del piennolo del Vesuvio dop piazza della Meridiana 47 80040 San Sebastiano al Vesuvio (Na) tel. 0810606007

«
»