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“Latte tossico, venduto come buono. Ma chi è stato, non si sa.”

Piccolo, grande, sfogo. Senza ricetta.
 
Notizia sui giornali di oggi: persone arrestate in Friuli per avere messo in commercio latte tossico, contaminato da aflatossine, un fungo cancerogeno con effetti sulla crescita dei bambini.  Si sa il nome, di uno degli arrestati (tal Renato Zampa):  l’ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari pericolose per la salute. In alcuni casi è stata certificata anche la presenza di antibiotici.
Ora, capisco che per queste persone, esattamente come per le aziende coinvolte, valga la presunzione di innocenza. Così come capisco pure che  ci sono coinvolti posti di lavoro, e famiglie, e che allarmismi eccessivi ed ingiustificati in materia tanto delicata come il latte possano provocare danni economici da cui è difficile poi riprendersi. Quello che proprio non capisco però, e che anzi mi rifiuto proprio di capire, è perché una volta concluse le indagini non si possa sapere il nome delle ditte coinvolte. Perché il consumatore debba essere insomma condannato all’ignoranza eterna, e non possa sapere chi ha giocato con la salute sua e dei suoi figli.
Già: perché le aflatossine, pare abbiano effetti cancerogeni.
Ecco, non so voi: ma il fatto che qualcuno possa giocare così con la salute dei nostri figli – e degli animali: dato che la logica del profitto è quella che porta all’orrore degli allevamenti intensivi – mi manda in bestia.
Io vorrei sapere, insomma: e spero che prima o poi qualche associazione dei conusumatori si decida ad una battaglia su questo tipo di informazione.
Perché è giusto difendere i posti di lavoro: ma non sulla pelle dei nostri figli.

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