Cose che mi fanno arrabbiare, confesso.
Pensare ai biscotti della mia infanzia, quelli con cui ho fatto merenda sulla spiaggia comprandoli dai tarallari girovaghi , gioire al ritrovarli intatti nella loro confezione blu – bella come allora – leggere quella descrizione, bellissima, che al solo guardarlami fa venire l’acquolina in bocca e persino agli occhi…
… e poi, il colpo al cuore: l’etichetta. Di burro neanche l’ombra, solo grassi vegetali. E aromi naturali, alias vanillina.
Non dico nulla, non voglio rischiare la querela. Oltretutto, mi pare che non ce ne sia bisogno: questa confezione è l’esempio più classico di ciò che i produttori, soprattutto quelli che si vendono come antichi ed artigianali, NON devono fare.
Poi, fate voi: ma se andate a Castellammare – anzi, ovunque voi andiate – ricordatevi di leggere le etichette. Potreste scoprire come me che quello che avete tra le mani è l’atipico tarallo di Castellammare.
2 COMMENTS
Non mi preoccuperei di querele. Leggere le etichette non è reato.
Scrivere in etichetta principale “Biscotti al burro” e sulla lista ingredienti nel retro grassi vegetali senza che vi sia nemmeno l’1% di burro elencato invece è reato. Si chiama frode in commercio.
Se leggete cose del genere acquistate il prodotto per prova e poi chiamate i NAS.
La stessa cocente delusione che provai con una tipica fetta biscottata di Genova, ammorbata con olio di palma. La ricordavo fragrante e profumata. Non ebbi l’accortezza di leggere l’etichetta, l’addentai direttamente…