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“Pensare piano, soprattutto su argomenti che toccano ciò che siamo e ciò che mangiamo. Per esempio, a proposito di Garofalo”

 

pablo (15)

Io sono terrona, questo si sa. Ed orgogliosa di esserlo. E in quanto tale, mi incazzo quando vengono pubblicate notizie grossolane che, con la scusa dello scoop, arrecano danno ad un marchio italiano. Un marchio che è fatto di qualità e di storia e che rappresenta – di fatto – una tra le realtà produttive fondamentali in Campania. Parlo della pasta Garofalo, che non credo abbia bisogno di presentazioni.

Detto questo, il fatto.
Oggi , su Repubblica, una notizia secondo cui nel porto di Genova è stato sequestrato un grosso quantitativo di pasta , proveniente dalla Turchia – quindi non Italia come dichiarato in etichetta dalla Garofalo – e contenente grano tenero. (leggere nota)

E’ bastato poco perché la notizia girasse in tutta la sua pesantezza e fosse riportata da “autorevoli siti” in modo distorto – pasta garofalo prodotta all’estero e con grano tenero –  semindando il dubbio su un prodotto fino ad oggi considerato di qualità. In queste cose, si sa, basta poco: un esempio, sempre a proposito di pasta, la bufala Barilla che ancora continua a girare nonostante sia stata sbufalata da un pezzo.

Altrettanto poco, però è servito perchè la precisazione fugasse ogni dubbio: non si tratta di pasta destinata al mercato italiano ma a quello africano. Per questo prodotta all’estero, e per questa non di solo grano duro. Insomma, lo scandalo non c’è, ma la notizia comunque è stata sbattuta on line a caccia di click.

 

Dall’ufficio stampa del pastificio è infatti arrivata  una precisazione sulla circostanza che gli spaghetti sequestrati non erano diretti al mercato italiano:”La pasta di cui si parla non è’ la linea Pasta Garofalo (che viene prodotta a Gragnano) bensì un altro brand del pastificio, che si chiama Santa Lucia ed è un brand nato quasi quarant’anni fa per il mercato africano, a cui è tutt’ora interamente destinato. Inoltre tale prodotto non è stato importano in Italia ma è stato sequestrato allo “stato estero”, in quanto solo transitato per il trasbordo da un vettore all’altro, poiché diretto in Africa.”

Ora, io non voglio certo entrare nel merito della faccenda – i controlli esistono apposta e faranno luce su questa vicenda – ma quello che non riesco più a reggere di questo mondo virtuale in cui con questo blog e la mia attività social faccio – volente o nolente – parte è questa corsa all’informazione d’effetto, in cui poco importa la verità: importa il risultato in termini di click.

Io credo che abbiamo ognuno di noi una responsabilità, nel nostro piccolo. Quando parliamo di prodotti – che mangiamo, e che ci danno da mangiare attraverso il lavoro che creano – dovremmo essere molto ma molto cauti. Evitando, di partecipare alla rincorsa alla notizia di effetto, che alla fine danneggiando un’impresa arriva – in modo diretto o indiretto – a danneggiare ognuno di noi.  Insomma, dovremmo iniziare a pènsare: quando condividiamo la bufala della Barilla su facebook (e basterebbe google per appurare la verità) oppure quando condividiamo notizie come questa. 

Insomma, vorrei continuare ad usare internet ma reimparando a pensare prima di scrivere o cliccare. In una vicenda come questa sarebbe bastato poco per controllare: e non sarebbe stato solo facile ma anche doveroso. Sarebbe bastato, leggere l’etichetta.

garofalo

Ecco, pensare piano.  Questo il mio proposito di blogger per i prossimi mesi. Raccontare per provare a  ragionare insieme. E spero di trovare diverse persone disposte a farlo con me Perché a questo dovrebbe servire un blog, e non solo a procacciare click o a spacciarsi per influencer.

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ota sulle correzioni: questo post è stato scritto “a caldo”, per cui (perdonatemi) contiene delle imprecisioni dovute alla fretta che ho barrato. Non sono state fatte analisi e  non c’è scritto da nessuna parte che e’ di grano tenero, non hanno fatto nessuna analisi, la discussione è solo sull’origine di provenienza, perché il marchio orginale di 100 anni fa ha Gragnano nel logo anche se è – come dichiarato –  è prodotta in Turchia.

 
 
 

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